Roma si candida per EXPO 2030. Incognita sul sito espositivo.

Lo scorso 14 dicembre 2021 Roma ha ufficializzato la sua candidatura ad ospitare l’Esposizione Universale nel 2030. La capitale italiana, finora unica città candidata appartenente all’Ue, si lancia in questa grande sfida internazionale contro le città rivali di Mosca (Russia), Odessa (Ucraina), Busan (Corea del Sud) e Riyadh (Arabia Saudita). La candidatura di Roma è particolarmente forte considerando sia il successo di alcuni ultimi eventi internazionali di carattere politico (il G20) e sportivo (Formula E) sia il profilo della città, ricca di storia, valori ed orientata al futuro.

Il tema scelto dalla capitale è “Persone e territori: rigenerazione urbana, inclusione e innovazione”. Il background del messaggio tematico è l’esigenza di rigenerare le nostre città partendo da un modello che metta al centro le persone, i loro bisogni e le loro aspettative. Una rigenerazione con queste caratteristiche dovrà essere in grado di conciliare bellezza in senso sostenibile ed inclusivo e innovazione.

Se da una parte è stato scelto il tema, ancora nulla si sa sul sito che dovrà ospitare il grande evento espositivo internazionale.

L’ipotesi favorita: Tor Vergata

Finora l’ipotesi più accreditata nei corridoi è Tor Vergata, nei pressi dell’Università e nota ai romani per le famose “Vele di Calatrava”, gigantesca opera incompiuta che avrebbe dovuto ospitare la Città dello Sport ai tempi di Veltroni.

L’area di Tor Vergata ha già ospitato la grandezza di un appuntamento internazionale, basti pensare alla Giornata Mondiale della Gioventù quando arrivarono ben due milioni di giovani pellegrini da tutto il mondo per l’evento voluto dallo Stato Vaticano. Il Presidente del Comitato Promotore, Giampiero Massolo (Presidente Fincantieri, ex ambasciatore), ha detto in un’intervista che per l’area dei padiglioni serve un’area di circa 130-140 ettari. Tor Vergata potrebbe agevolmente rientrare in questi termini, considerando l’ampio spazio a disposizione. Una volta finito l’EXPO, nei padiglioni si immagina l’insediamento di un vasto centro di ricerca con start up labs ed incubatori di imprese per dare quindi una funzione successiva al sito post-evento (sulla falsariga dell’Human Technopole, insediatosi nei terreni dell’EXPO di Milano 2015).

L’ipotesi di Tor Vergata potrebbe anche connettersi alla ripresa del dossier delle Vele di Calatrava con il progetto della “Città della Conoscenza“, proposto dall’Università di Tor Vergata e sostenuto dall’Agenzia del Demanio, diventata proprietaria dell’area. Il progetto prevede l’insediamento dell’ “Hope Campus”, un centro di ricerca internazionale focalizzato sullo sviluppo ecosostenibile, la transazione ecologica e digitale, gli studi sulla genetica e la sanità. Particolarmente di rilievo è la vicinanza del futuro campus ad enti di ricerca quali l’Agenzia Spaziale Italiana, presente proprio a Tor Vergata, e l’ENEA di Frascati, senza dimenticare la stessa Università con l’annesso Policlinico.

Il grande ostacolo di Tor Vergata: la mobilità

Se da una parte Tor Vergata rimane l’ipotesi più probabile, dall’altro sconta un problema cronico a cui finora non si è riusciti a mettere mano: come arrivarci. Oggi infatti Tor Vergata non è così facilmente raggiungibile dal resto della città attraverso i trasporti pubblici. L’assenza, infatti, di un infrastruttura su ferro (metropolitana, tram, metrotranvia che dir si voglia), fa un vero nero di questa ipotesi. Molti sono stati i progetti di mobilità pubblica riguardanti questo quadrante. Progetti che finora però non si sono concretizzati in cantieri.

L’Amministrazione Raggi ha lasciato in dote alla nuova Giunta Gualtieri il progetto del prolungamento della linea Giardinetti verso l’Ateneo, per servire meglio l’area universitaria e dare alla cittadinanza una valida alternativa di mezzo di trasporto all’auto privata (Tor Vergata oggi sconta il primato di essere l’unica università romana non raggiungibile attraverso mezzi su ferro!). Il prolungamento della linea Giardinetti a Tor Vergata però, salvo ritardi o altri scenari straordinari, non diventerà realtà prima del 2026, un tempo congruo forse per l’EXPO ma non per la cittadinanza.

In passato, quando Tor Vergata è al centro della candidatura olimpica del 2024, si prevedeva il miniprolungamento della Metro C da Torre Angela (oggi fermata più prossima alla zona), salvo poi esser stato accantonato per gli effetti sulle frequenze dei treni sul resto della linea. Resta in piedi un’altra ipotesi di mobilità valida: il prolungamento da Anagnina della Metro A, in versione metropolitana leggera, fino alla fermata della Metro C Torre Angela. Un’ipotesi valida ma ancora sulla carta.

Le altre ipotesi: Tiburtina ed l’Expo diffuso

Non esiste solamente l’ipotesi di Tor Vergata al vaglio della Giunta Gualtieri per la candidatura di EXPO 2030. Molto insidiosa è anche la zona di Tiburtina-Pietralata, oggi interessata da una azione fervente di riqualificazione e da proposte urbanistiche per la costituzione del cosiddetto “Polo Est“. Attorno alla Stazione Tiburtina, hub dell’Alta velocità di Roma, sorgeranno strutture universitarie (campus studenteschi e laboratori del La Sapienza), un business district internazionale e alcune strutture dell’hotellerie. Particolarmente interessante anche il prossimo insediamento della nuova sede ISTAT, firmata dallo Studio Valle, in quel che rimane dell’ex SDO inconcluso di Pietralata.

Il vantaggio principale dell’ipotesi di Pietralata è la presenza di numerose ipotesi di mobilità pubblica per raggiungere il sito (la metro B con diverse fermate, tram, molte linee bus, la stazione Tiburtina per concludere). Da non dimenticare inoltre il fatto che la zona è “dentro la città” e vicina al centro, caratteristiche fuori dalla portata del sito di Tor Vergata, estremamente periferico.

Non è da sottovalutare però che l’ipotesi della zona Tiburtina-Pietralata sconta il difetto di un lotto edificabile molto più ristretto e quindi più complesso da organizzare. Per questo infatti c’è chi immagina per l’ipotesi Tiburtina un EXPO più diffuso che vada a trascinare anche la riqualificazione di spazi da tempo in grave abbandono come la Caserma Ruffo e l’ex fabbrica di Penicillina (Rebibbia), di recente oggetto di cronache per il disagio abitativo.

Di sicuro sono tempi ancora molto acerbi per prendere la decisione finale per il sito definitivo candidato. Il primo passo, la candidatura per l’EXPO, è stato fatto. La prossima data cruciale sarà il 30 aprile 2022, dead-line per la presentazione del masterplan definitivo con il quale si illustrerà davanti alla Commissione il progetto di ROMA 2030. Ora dobbiamo solo attendere.

A.R.